Un sorso di Cannonau e una serata di riflessione ci riportano in Sardegna, a Mamoiada, dove Marco e Grazia Canneddu coltivano la loro passione e la loro vita - di Giovanni Maestri
Di nuovo in Sardegna, adoro la Sardegna
La Sardegna è isola maggiore, per davvero, è la seconda più grande del Mediterraneo, seconda solo alla sorella Sicilia, ma a differenza di questa è così lontana dal continente. La Sardegna è isola in mezzo al mare, per davvero, è al centro del Mediterraneo, si vero del Mediterraneo occidentale, è ugualmente distante dall'Italia quanto dalla Tunisia.
La Sardegna è una terra meravigliosa abitata da genti meravigliose. Così chiusa in se stessa, ma così aperta e disponibile verso chiunque ne abbia e ne abbia avuto bisogno. Il Sardo (maiuscolo voluto in quanto popolo maiuscolo) è talmente chiuso in se stesso che ha dato riparo a tutte le popolazioni mediterranee e non solo, dai Greci ai Fenici ai Cartaginesi e poi ancora, Catalani, Piemontesi, fino ad arrivare alla peggiore delle invasioni, qual dei Lumbard e di chi "ga i dane".
Oggi mi son portato, sempre con la fantasia, nel centro della Sardegna. Il centro del centro del mondo. Siamo a Mamoiada, un così piccolo comune con una concentrazione assurda di cantine. Mamoiada è nel mezzo della Sardegna (certo non al centro del centro come Sorgono, dove è nata una realtà magnifica quale è i Garagisti di Sorgono, ma ne parleremo in altra situazione), in mezzo ai monti ed è protetto ad est, quasi ad essere ultimo baluardo in difesa dall'italia, da quel monte così famoso grazie a De Andrè, il Supramonte.
Terra arida, terra di banditi.
Terre di forti tradizioni, di maschere e coltelli.
Terra di riti e di danze.
Terre di dove comincia la terra.
Terre dove difficilmente ne i marinai ne i conquistatori son riusciti a lasciare traccia.
Chi vuole conoscere, per davvero, la Sardegna è qui che deve venire, certo la costa è meravigliosa, ma come detto prima ha avuto millenni di influenze e contaminazioni.
Canneddu, ricordi di fiere e di vini
Marco e Grazia Canneddu, fratelli, mi sono piombati in casa il giorno dopo l'ultimo Fornovo, quello del 2019. Sono arrivati assieme, bottiglie alla mano, quasi a sfidarmi, senza chiedermelo esplicitamente, ma era così palese, perchè mai non fossi passato al loro banchetto. (Ad onor del vero ci son passato, ma erano indaffarati, più di una volta, ed ho desistito).
I fratelli Canneddu son persone di una piacevolezza unica. Persone umili ed educate, ma convinte del fatto loro. Altri, non certo di qualità inferiore, han saputo, urlando, farsi strada e farsi conoscere, ma loro no, con calma ed educazione si stanno facendo conoscere più che per il marketing, per un grande lavoro di qualità e coerenza (non che gli altri non lo siano, eh).
Qui il loro Cannonau Zibbo 2017, riserva senza riserva ne riserve.
Grandissimo frutto, maturo e caldo che si fonde con una piacevole nota di macchia mediterranea e liquirizia.
Vino meraviglioso, davvero panacea in questi giorni di confino.
Non vedo l'ora di rivederli, di poterli abbracciare e di dirglielo in faccia quanto son buoni i loro vini.
di Giovanni Maestri
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